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Proust era un neuroscienziato

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Il 18 novembre del 1922  moriva a Parigi il grande scrittore Marcel Proust, lo scrittore francese più tradotto e diffuso del mondo e uno dei romanzieri più importanti del novecento.

Ma forse Proust non fu solo questo. Jonah Lehrer, giovanissimo e brillante giornalista, scrittore di pscicologia e neuroscienze, ha dedicato a questo grande autore un libro dal titolo Proust era un neuroscienziato, nel quale ci presenta un altro, inedito, aspetto del grande umanista e letterato che tutti conosciamo: quello del precursore, dell’anticipatore, più o meno involontario, delle teorie neuroscientifiche sulla memoria, che si sarebbero sviluppate solo molti anni a seguire.

Tempo fa lavoravo in un laboratorio di neuroscienze. Tentavamo di capire come la mente ricordi, come un insieme di cellule riesca a incapsulare il nostro passato. […] In quello stesso periodo cominciai a leggere Proust. Spesso portavo in laboratorio Dalla parte di Swann, per leggiucchiare qualche pagina in attesa che finisse un esperimento […] e cominciai a intravedere una convergenza sbalorditiva. Il romanziere aveva previsto i miei esperimenti. Proust e le neuroscienze condividevano la stessa visione sul funzionamento della memoria. A un ascolto più attento, dicevano la stessa cosa.

Jonah Lehrer

Nel libro, oltre a Proust, sono presi in esame altri letterati e atisti: da Walt Whitman a Igor Stravinskij, dallo chef George Escoffier a Cézanne. Grandi personaggi che, grazie alla loro arte sempre in bilico tra cultura umanistica e cultura scientifica, sono riusciti a scoprire alcune verità essenziali sulla nostra mente, prima che la scienza arrivasse a riscoprirle, analizzarle, e diffonderle all’umanità.

Vai al link del libro su Wikipedia

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